World’s Largest Collection Of McDonald’s Memorabilia


Meet Mike Fountaine — owner of the world’s largest collection of McDonald’s memorabilia. The 60-year-old has spent almost half a century amassing a gigantic haul of everything to do with the famous restaurant – and he’s Lovin’ It. Eight rooms in Mike’s home have been given over to his 75,000-piece collection, which is displayed on two MILES of shelving. And his amazing hoard of memorabilia even boasts a secret room filled with more treasured collectibles. Mike’s even began a career with McDonalds as a teenager aged 15 in 1968, and he now runs two franchised McDonald’s of his own. Mike couldn’t put a value on his collection, saying it was priceless, but he has put thousands of man hours into amassing the haul. Fortunately for him, girlfriend Susan enjoys living with the collection too. On the couple’s first date, Mike took her to dinner and then on to show off his collection.

Nuovo Pecci, radici nel territorio, sguardo al futuro


(Articolo di Claudio Rosati su STAMP Toscana del 6 Maggio, 2014)

Maurice Nio, l’architetto che ha progettato l’ampliamento, e Fabio Cavallucci, neo direttore, parlano di come sarà il nuovo Centro. Prossimo appuntamento con il pubblico il 17 e 18 maggio in occasione della notte europea dei musei

Prato – Il grande corno che ha cominciato a svettare dal cantiere del Centro “Pecci”, a Prato, li fa incontrare. Maurice Nio, l’architetto che ha progettato l’ampliamento, e Fabio Cavallucci, direttore da appena un giorno, parlano del futuro in un affollato incontro presieduto dal sindaco Roberto Cenni.
Non dite che è brutto”, dice Nio del suo corno. “Aspettate che sia finito”. Al corno Nio dà molta importanza. Deve “captare le onde, sentire il futuro”.  Per Cavallucci il suo Centro (ribadisce Centro e non museo) dovrà posizionarsi proprio come questa antenna.Collegato al territorio, ma per diventare uno dei ”riferimenti mondiali”, per riprendere quella importanza che ha avuto in passato.

[Continua a leggere su Stamp Toscana]

Scale


C’è un mistero che con un caro amico tentiamo di risolvere da anni senza successo: perché le scale mobili della stazione Santa Maria Novella di Firenze sono sempre guaste mentre quelle della Rinascente (Zara, etc.) sono sempre in piena efficienza?

 

Scala Mobile di Firenze in riparazione

Scala Mobile di Firenze S.M.N. in riparazione

2012 in review


I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

600 people reached the top of Mt. Everest in 2012. This blog got about 3.800 views in 2012. If every person who reached the top of Mt. Everest viewed this blog, it would have taken 6 years to get that many views.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

toilets and tourism


Chiedo venia ai miei due affezionati lettori se oggi, in pieno Agosto, mi occupo di cessi. Sì, ho scritto “cessi”, forse fa meno effetto se si usa il termine bagni o meglio ancora il sempre elegante francesismo toilettes.

Il fatto è che considero la questione un discrimine tra la civiltà e la barbarie: credo fermamente che la civiltà di un paese si misuri dalla qualità e disponibilità di bagni pubblici.

La possibilità di muoversi in un contesto urbano sconosciuto senza doversi preoccupare di avere a disposizione un luogo pulito e accessibile in cui espletare una delle nostre esigenze primarie è il segno più marcato di apertura al turismo oltre che un segno assoluto di civiltà.

A chi di noi non è capitato di trovarsi in una città che non è la nostra ed essere costretto a prendersi un caffè per potersi garantire l’accesso al bagno? E che dire se poi ci troviamo in una condizione non così infrequente quale quella di essere incinta, o con bambini piccoli, o avere problemi di prostata o di aver mangiato cozze non perfettamente pulite o insalata risciacquata in Arno?

La tragedia è assicurata. La gita si trasforma in un calvario che solo il rientro a casa o in hotel può rimediare.

Facevo queste riflessioni mentre, travestito da turista, visitavo insieme a mia moglie e mia suocera Firenze. La città che è a ragione una delle più visitate dai turisti di tutto il mondo, non ha mai pensato a risolvere questo problema che evidentemente io sto sopravvalutando. I bagni pubblici a Firenze che io conosco in Centro sono 3: quello alla Stazione di Santa Maria Novella (1 euro per una pipì); quello nel sottopassaggio della stazione (70 centesimi) e quello in piazza Duomo gestito dall’Opera del Duomo (1 euro).

I più scafati conoscono alcuni bagni non ufficialmente aperti a chiunque ma ai quali si può accedere con un po’ di nonchalance come i bagni di McDonald’s o quelli dell’Università.

Eppure…

Eppure la questione non è irrisolvibile e ci sono esempi virtuosi di città turistiche che ritengono che il turista abbia dei diritti e che vada trattato bene nella speranza che conservi un buon ricordo della città e che desideri ritornarci e magari dia ai propri amici una descrizione entusiastica della sua esperienza.

L’esempio virtuoso per antonomasia è per me Parigi. Lungo le strade del centro si trovano spessissimo degli efficienti bagni autopulenti (dopo ogni utilizzo il bagno è completamente lavato). Ogni bagno all’esterno ha quasi sempre una fontanella per l’acqua potabile e una mappa della città.

E (udite, udite!) sono gratuiti.

Bagni pubblici a Parigi

Interno bagni pubblici a Parigi

I 100 del 2012


Pubblico la classifica dei cento museo con più visitatori del 2011 a cura del Giornale dell’arte (N. 320, MAGGIO 2012, pag. 19) .
Mi piace precisare che trovo queste classifiche divertenti curiosità ma che  le considero dei non sense per quanto riguarda tutto il resto.
Senz’altro il numero di visitatore non è un indicatore di qualità ma, in qualche caso (vedi in questo blog il post Estasi e sudore), è un buon motivo per evitare certi musei.
D’altro canto si tratta di musei che indubbiamente conservano i più famosi tra quelli che sono considerati i capolavori assoluti del patrimonio dell’umanità.
Buon divertimento:

 

I 100 musei del 2011

 

  (posizione 2010) Museo Città Visitatori
1 (1) Musée du Louvre Parigi 8.880.000
2 (3) Metropolitan Museum of Art New York 6.004.254
3 (2) British Museum Londra 5.848.534
4 (5) National Gallery Londra 5.253.216
5 (7) Musei Vaticani Città d. Vaticano 5.078.004
6 (8) Natural History Museum Londra 4.873.275
7 (4) Tate Modern Londra 4.802.287
8 (6) National Gallery of Art Washington 4.392.252
9 (-) National Palace Museum Taipei 3.849.577
10 (10) Centre Pompidou Parigi 3.613.076
11 (11) National Museum of Korea Seul 3.239.549
12 (12) Musée d’Orsay Parigi 3.154.000
13 (13) Museo Nacional del Prado Madrid 2.911.767
14 (15) Museo Statale Ermitage San Pietroburgo 2.879.686
15 (9) MoMA-Mus. of Modern Art New York 2.814.746
16 (14) Victoria & Albert Museum Londra 2.789.400
17 (18) Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía Madrid 2.705.529
18 (-) National Folk Museum of Korea Seul 2.355.956
19 (17) Centro Cultural Banco do Brasil Rio de Janeiro 2.288.117
20 (21) National Portrait Gallery Londra 1.880.104
21 (23) Galleria degli Uffizi Firenze 1.766.345
22 (-) Shanghai Museum Shanghai 1.727.192
23 (52) Musei del Cremlino Mosca 1.724.271
24 (34) Tokyo National Museum Tokyo 1.629.333
25 (26) Van Gogh Museum Amsterdam 1.600.298
26 (-) CaixaForum Madrid Madrid 1.598.858
27 (54) National Museum of Scotland Edimburgo 1.494.728
28 (25) Gyeongju National Museum Gyeongju (Cina) 1.485.580
29 (22) Tate Britain Londra 1.476.505
30 (27) Museu Picasso Barcellona 1.464.828
31 (29) Musée Quai Branly Parigi 1.457.028
32 (24) Art Institute of Chicago Chicago 1.440.599
33 (59) Museum of Fine Arts Boston 1.405.398
34 (30) Palazzo Ducale Venezia 1.403.524
35 (-) Mus. of New Zealand Te Papa Tongarewa Wellington 1.368.100
36 (31) Galleria Statale Tretyakov Mosca 1.344.915
37 (19) De Young Museum San Francisco 1.344.112
38 (49) Pergamonmuseum Berlino 1.305.000
39 (53) Art Gallery of New South Wales Sydney 1.274.950
40 (28) Acropolis Museum Atene 1.244.702
41 (58) Lacma-Los Angeles County Mus. of Art Los Angeles 1.238.434
42 (37) Galleria dell’Accademia Firenze 1.252.822
43 (-) Museo Nacional de Bellas Artes Buenos Aires 1.200.000
44 (61) Teatre-Museu Dalí Figueres (Sp) 1.197.609
45 (33) Saatchi Gallery Londra 1.190.062
46 (36) Getty Center Los Angeles 1.167.795
47 (35) Centro Cultural Banco do Brasil Brasilia 1.155.036
48 (100) National Museum of Western Art Tokyo 1.108.128
49 (42) Guggenheim Museum New York 1.107.054
50 (44) Smithsonian American Art Museum Washington 1.100.000
51 (66) Museo de Arte Thyssen-Bornemisza Madrid 1.070.390
52 (-) National Museum of Contemporary Art Seul 1.064.112
53 (71) Centro Cultural Banco do Brasil San Paolo 1.058.114
54 (60) Rijksmuseum Amsterdam 1.000.000
55 (57) Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Roma 981.821
56 (46) Kelvingrove Art Gallery and Museum Glasgow 981.061
57 (47) Imperial War Museum Londra 973.500
58 (56) Museo Guggenheim Bilbao Bilbao 962.358
59 (39) National Portrait Gallery Washington 948.345
60 (70) Freer and Sackler Galleries Washington 945.210
61 (-) Museu Nacional d’Art de Catalunya Barcellona 938.405
62 (-) Scottish National Gallery Edimburgo 925.574
63 (64) Musée d’Art Moderne de la Ville de Parigi/Arc Parigi 915.290
64 (-) Royal Ontario Museum Toronto 912.000
65 (40) Neues Museum Berlino 903.000
66 (43) Australian Centre for the Moving Image Melbourne 895.410
67 (65) Museu d’Art Contemporani de Barcelona Barcellona 894.534
68 (51) Royal Academy of Arts Londra 890.008
69 (69) Belvedere Vienna 888.633
70 (45) Queensland Gallery of Modern Art Brisbane 877.692
71 (80) Museo Centrale del Risorgimento Roma 821.000
72 (75) Serpentine Gallery Londra 825.837
73 (68) National Gallery of Victoria International Melbourne 815.020
74 (77) Israel Museum Gerusalemme 814.117
75 (-) CaixaForum Barcelona Barcellona 782.529
76 (-) Instituto de Arte Cont. Jardim Botânico Brumadinho (Br) 768.829
77 (48) Ashmolean Museum Oxford 752.000
78 (78) Ian Potter Centre, National Gallery of Victoria Melbourne 732.475
79 (67) National Gallery of Australia Canberra 723.625
80 (84) Mus. Argenti, Mus. Porcellane, Boboli Firenze 714.224
81 (-) Montreal Museum of Fine Arts Montreal 710.828
82 (81) San Francisco Museum of Modern Art San Francisco 700.408
83 (-) Bundeskunsthalle Bonn 700.000
84 (-) Musée de l’Orangerie Parigi 697.000
85 (-) Philadelphia Museum of Art Filadelfia 692.034
86 (20) National Art Center Tokyo Tokyo 680.242
87 (55) Museu Colecção Berardo Lisbona 652.447
88 (87) Istanbul Modern Istanbul 646.375
89 (97) Louisiana Museum of Modern Art Humlebaek (Dk) 629.057
90 (62) Art Gallery of Ontario Toronto 627.453
91 (74) National Gallery of Ireland Dublino 624.412
92 (88) Hirshhorn Museum Washington 623.039
93 (99) Seattle Art Museum Seattle 613.373
94 (-) Virginia Museum of Fine Arts Richmond 609.637
95 (-) Gallery of Modern Art Glasgow 608.680
96 (95) Museo nazionale del Cinema Torino 608.448
97 (96) Kunsthistorisches Museum Vienna 593.945
98 (-) Huntington Lib., Art Coll. and Botanical Gardens San Marino (Usa) 592.231
99 (76) Birmingham Museum and Art Gallery Birmingham 590.163
100(89) Tate Liverpool Liverpool 583.412

Estasi e sudore


Visito di nuovo i Musei Vaticani quasi per caso, soltanto perché i carissimi amici con cui sto visitando Roma vogliono rivedere la Cappella Sistina.

Entriamo e il museo Egizio ci attira con il nuovo allestimento. È senz’altro pregevole.
Ma lasciamo presto questa sezione per puntare dritto verso il nostro obiettivo.

Purtroppo un fiume umano ci impedisce fisicamente di passare e siamo costretti a camminare nella splendida Galleria delle carte geografiche come se fossimo ad una fiera paesana nelle ore di punta. Un senso di soffocamento e di disagio era proprio anche di chi, come me, non soffre di claustrofobia.

Giunti finalmente alla Sistina entriamo in una sorta di bolgia infernale.

La cosa più terribile è il fatto di trovarsi in un luogo in cui la contemplazione, il piacere dell’osservare, il gusto di assaporare il bello, sono completamente annullati dalla quantità di visitatori che vengono fatti entrare senza nessun rispetto per le persone e anche delle più banali norme di sicurezza: fosse stata una discoteca sarebbe senz’altro stata fatta chiudere dai vigili del fuoco.

La galleria delle carte geografiche era come un fiume in piena e la Sistina era una bolgia molto simile ad un girone infernale, fatta di flash, rumori vari, odore di sudore.

Che delusione!

Folla alla Cappella Sistina (foto di Xiquinhosilva

Stop ai musei: una proposta di Hugues de Varine


Musei locali del futuro
(Pontebernardo, 22 maggio 2011)

Riflessioni
Hugues de Varine

Mezzo secolo di cambiamenti accelerati

Cominciamo da un breve inquadramento storico, necessario per capire a che punto siamo arrivati e per trarne gli insegnamenti del caso.

Il periodo immediatamente successivo alla Seconda guerra mondiale è stato caratterizzato da  un’ accelerazione della storia e da cambiamenti culturali, sociali ed economici assai bruschi, che hanno a loro volta implicato, tanto nei Paesi sviluppati che nei cosiddetti “Paesi in via di sviluppo”, delle reazioni spontanee in gran parte indipendenti dalle politiche pubbliche.

Fra questi cambiamenti, spesso aventi carattere di rotture vere e proprie, citerò come eventi particolarmente significativi le decolonizzazioni, la conquista dei diritti civili e la resistenza alle dittature, la trasformazione e la desertificazione del mondo rurale, le crisi industriali che vi fecero seguito, le migrazioni interne ed esterne, l’urbanizzazione incontrollata, le rivolte dei giovani, la globalizzazione.

Tra le reazioni provenienti dalla società in quanto tale (soprattutto da alcune categorie di persone, in larga parte riconducibili alle nuove classi medie) segnalo le manifestazioni consce e inconsce di nostalgia e la ricerca di punti di riferimento nel passato, considerato come un insieme di valori materiali o immateriali, cioè il patrimonio nelle sue varie forme.
Allo stesso tempo si è prodotta una profonda consapevolezza dell’interdipendenza tra il culturale e il naturale, tra l’essere umano e il suo ambiente, tra le esigenze di consumo e i limiti delle risorse disponibili, che costituiscono anch’esse un patrimonio, in larga misura non rinnovabile. Questa situazione ha fatto emergere un paradosso: il legittimo desiderio di condurre una vita migliore adesso, grazie ad una crescita apparentemente (n.d.t.) perpetua, e la consapevolezza del dovere di preservare le stesse opportunità anche per i nostri discendenti, cosa che presuppone la sostenibilità delle nostre decisioni e delle nostre azioni… [L’articolo è pubblicato integralmente da Simbdea qui]

 La proposta di una moratoria nell’apertura di nuovi musei fatta da De Varine è ripresa anche da ICOM – Italia in I musei al tempo della crisi

Propongo ancora il sondaggio:

ICOM contro la crisi


Alberto Garlandini, presidente di ICOM Italia, ha lanciato (30 settembre 2011)  “sei proposte per una gestione sostenibile degli istituti culturali e per un progetto di rilancio del sistema culturale italiano”.

Mi piace pubblicarle perché sono uno spunto di riflessione importante.

I musei al tempo della crisi.

Sei proposte di ICOM Italia per una gestione sostenibile degli istituti culturali e per un progetto di rilancio del sistema culturale italiano.

Alberto Garlandini

Presidente di ICOM Italia

Venerdì 30 settembre si è riunito a Bologna il Consiglio direttivo di ICOM Italia: abbiamo analizzato la drammatica situazione che i musei e gli altri istituti culturali stanno affrontando e abbiamo ragionato su alcune proposte per affrontare la crisi con coraggio e innovazione. Le riassumiamo in questo appello che rivolgiamo a tutti i colleghi, ai decisori pubblici e privati e a quanti hanno a cuore la cultura e il patrimonio culturale del nostro paese.

La crisi e i suoi drammatici effetti

Già nel 2009 e nel 2010, nella Quinta e Sesta Conferenza nazionale dei musei d’Italia, avevamo rilevato come la crisi stava per colpire anche il mondo della cultura e dei musei e avevamo preso coscienza che ci aspettavano anni di difficilissima gestione. Ora i nodi della crisi economica e finanziaria, l’enorme debito pubblico e anni di mancato sviluppo del nostro paese vengono al pettine.

L’apice delle difficoltà non è ancora arrivato; abbiamo ragione di credere che nel 2012 e nel 2013 dovremo fronteggiare una ulteriore riduzione della spesa pubblica per la cultura, che si sommerà alla contrazione delle risorse delle fondazioni di origine bancarie e in generale dei soggetti privati.

Da tempo la spesa pubblica per la cultura è in diminuzione, ma stiamo assistendo ad una drammatica accelerazione di questa tendenza. Le amministrazioni pubbliche – statali, regionali e locali – fronteggiano i vincoli di un patto di stabilità che viene applicato in modo sempre più indiscriminato. Anche amministrazioni virtuose sono impedite nell’utilizzo di risorse che pure hanno a disposizione grazie alla buona gestione del passato. I tagli lineari ai bilanci pubblici spesso non distinguono gli sprechi dagli investimenti, le spese per l’effimero dalle spese per le strutture. Cominciamo a verificare in molte parti d’Italia che i capitoli dei bilanci pubblici dedicati agli istituti e al patrimonio culturale vengono azzerati.

Inoltre, la crisi finanziaria e degli istituti bancari ha pesanti conseguenze negative per gli istituti culturali. I soggetti privati non profit che, non dimentichiamolo, gestiscono il 40% dei musei italiani e una percentuale ancor maggior del patrimonio culturale, si trovano nella quasi impossibilità di accedere al credito, se non a tassi insostenibili.  Le fondazioni di origine bancaria, a fronte della crisi dei mercati finanziari e del valore delle loro partecipazioni, stanno riducendo in modo esponenziale le erogazioni sussidiarie a favore della cultura e degli istituti culturali. Ciò è molto grave. Mentre le sponsorizzazioni delle imprese non sono determinanti per la vita degli istituti culturali, in molte parti d’Italia la spesa culturale delle fondazioni di origine bancaria è stata decisiva per fronteggiare la contrazione della spesa pubblica. Qualcuno si era addirittura illuso che essa avrebbe potuto sostituire la contribuzione pubblica.  Oggi anche questa fonte sussidiaria di sostegno agli istituti culturali si sta inaridendo (o in alcuni casi si sta pericolosamente indirizzando al sostegno di eventi temporanei o di iniziative autoreferenziali), sebbene si stiano diffondendo interessanti modelli integrati in cui soggetti pubblici e privati compartecipano alla governance degli istituti.

La crisi non è un fenomeno passeggero e sta avendo anche per la cultura conseguenze strutturali che abbiamo il dovere di portare agli occhi dei decisori e dell’opinione pubblica.  I nostri istituti affrontano difficoltà strutturali di bilancio e, in assenza di strategie valide, non pochi di essi non sopravviveranno alla recessione. Si tratta in particolare di quelli più fragili, più dipendenti dai soli finanziamenti pubblici, specie se provenienti da una sola amministrazione, e quindi privi di una diversificazione delle fonti di entrata.

Ci sono preoccupanti segnali, che toccano persino Milano: a fronte dell’apertura del nuovo bellissimo Museo del Novecento, frutto di dieci anni di progettazione e di intenso lavoro, in poco tempo sono stati chiusi due spazi espositivi di grande pregio, quelli della Fondazione Mazzotta e della Fondazione Pomodoro. Si tratta di un netto impoverimento dell’offerta culturale della città considerata la più ricca d’Italia. Cosa sta avvenendo nel resto d’Italia? Purtroppo i processi sono così rapidi che ci mancano ancora dati sistematici.  A quanto ci risulta, la domanda di cultura resiste e sembra che nelle strategie adattive degli italiani di fronte alla crisi la spesa per la cultura non venga per ora sacrificata.  Siamo però certi che l’offerta culturale sta già ridimensionandosi.

Sei proposte di ICOM per fronteggiare la crisi

ICOM è consapevole che una strategia di attendismo e di arroccamento sia inutile. La crisi che attraversiamo è una terremoto di lungo periodo: aspettare che passi la nottata e stringere la cinghia non è una risposta sufficiente.

L’offerta culturale del nostro paese nei prossimi anni sarà duramente colpita e uscirà dalla crisi molto diversa da quella che conosciamo. Come cambierà? Anche nelle attuali difficili condizioni il cambiamento può essere positivo: molto dipenderà dalla nostra capacità di proposta e dalla consapevolezza e lungimiranza delle classi dirigenti e delle comunità.  Ecco sei questioni su cui ICOM propone di riflettere per un riorientamento delle nostre azioni e dei nostri comportamenti.

  1. ICOM per un sistema culturale più cooperante e più integrato

Bisogna superare ogni illusione di farcela da soli, magari a scapito di qualcun altro. Una maggiore efficienza ed economicità di gestione dei singoli istituti è indispensabile, ma non è più sufficiente. E’ necessaria una nuova stagione di fattiva cooperazione tra le persone, gli istituti, le amministrazioni pubbliche e private.  Bisogna aumentare la capacità di agire in rete e di promuovere sistemi territoriali non a parole, ma nei fatti. Gestire in forma associata progetti e servizi culturali è utile, ed è arrivato il tempo di sperimentare con coraggio e rapidità nuove forme gestione dei musei e del patrimonio culturale. In molte realtà non è più sostenibile la vita separata di istituti e soggetti pubblici e privati; anche se nati e vissuti per anni autonomamente, oggi devono aprirsi all’integrazione con altri soggetti.  Fondazioni con scopi statutari simili non possono associarsi per sviluppare sinergie, eliminare duplicazioni e razionalizzare la gestione?  Musei, biblioteche ed archivi ed altri istituti culturali espressione delle stesse comunità, anche se di proprietà diverse, non possono integrare la gestione superando localismi, antiche abitudini, malintese specificità?

  1. ICOM per la riorganizzazione e razionalizzazione dei sistemi culturali territoriali

In questi mesi iniziamo ad assistere alla chiusura di spazi  culturali, in modo totale o parziale, e alla riduzione di orari di apertura e di attività. Per ICOM non si deve subire un casuale ridimensionamento dei nostri istituti, bensì condividere un piano di riorganizzazione e razionalizzazione dell’offerta culturale, recependo a livello nazionale finalmente dopo 10 anni le linee guida indicate nel Decreto Ministeriale sugli standard di qualità.  Di fronte alla chiusura di istituti culturali, è indispensabile che le loro collezioni non vengano disperse, ma trovino luoghi adatti alla loro conservazione. Di fronte alla chiusura di spazi espositivi, occorre ottimizzare la gestione di quelli che rimangono disponibili sul territorio. Di fronte all’impossibilità di esporre permanentemente collezioni importanti, si devono programmare esposizioni temporanee che permettano di valorizzare anche quanto non è più visibile al pubblico. Si chiudono ospedali e servizi per gli anziani, si prevede il dimezzamento del numero dei treni in circolazione; a fronte di una tale realtà, è importante che la riorganizzazione dei sistemi culturali locali sia frutto di una consapevole riprogrammazione tecnica e politica, e non di tagli ciechi e automatici.

  1. ICOM per una moratoria di nuovi musei

Va superata la convinzione aprioristica che ogni piccola comunità debba e possa sostenere la gestione di un museo.  Il 75% dei musei che visitiamo oggi non esisteva cinquant’anni fa e la nascita di nuove realtà è molto aumentata nei passati vent’anni.  Questa fase entusiasmante è terminata, non solo a causa della crisi.  D’ora in poi ci si dovrà più occupare dell’esistente che di aprire nuovi musei. ICOM propone che si apra una fase di intelligente stabilizzazione e riorganizzazione territoriale dei sistemi culturali. Che si abbandoni definitivamente la cattiva abitudine di recuperare edifici storici o di aprire nuovi musei senza un’analisi economico finanziaria della sostenibilità della loro gestione.  Che nuovi musei si aprano non per effimere ragioni di visibilità, ma solo come risultato di un serio lavoro di lungo periodo. Che siano uno strumento di rafforzamento dell’offerta culturale esistente e non del suo indebolimento, magari prosciugando le poche risorse disponibili.

  1. ICOM per l’uso razionale delle scarse risorse e la rivalutazione delle spese per la gestione degli istituti culturali

In tempi di crisi, non possiamo più permetterci di disperdere le scarse risorse a disposizione; occorre ancor più che in passato concentrarle sugli istituti culturali permanenti e sulle loro attività.  Non è più tempo di iniziative improvvisate e senza impatti duraturi, né  culturali né economici. ICOM propone che ogni investimento e ogni risorsa disponibile siano valutati e messi in opera sulla base della loro capacità di lasciare sul territorio risultati concreti e permanenti.  In tempi in cui è messa in discussione l’esistenza stessa di molte reti culturali, ICOM non può approvare il fatto che milioni di euro pubblici e privati siano spesi per coprire i deficit di mostre ed eventi effimeri.

ICOM propone di rivalutare l’importanza delle risorse per la gestione corrente degli istituti culturali. In tempo di crisi, le cosiddette spese di funzionamento rappresentano un investimento; senza di esse sono impossibili anche tutte le indispensabili attività di razionalizzazione, recupero risorse e fundraising.

  1. ICOM per la difesa del capitale umano

Il forte impegno dei professionisti e dei volontari dei musei per una gestione efficace ed efficiente, trasparente e competente deve corrispondere ad un impegno degli amministratori e dei decisori pubblici e privati per la difesa del capitale umano dei musei. Un museo senza direzione e senza personale è un museo morto, impossibilitato a contribuire alla vita e alla crescita  della comunità. I professionisti e i volontari sono un tesoro che non possiamo permetterci di disperdere. Sono le intelligenze che anche con scarse risorse permettono ai musei di proseguire le diuturne attività pubbliche.

  1. ICOM per la sussidiarietà e per una riforma fiscale a favore degli istituti e delle attività culturali

Per ICOM occorre rendere più concreta la sussidiarietà e favorire al massimo la partecipazione volontaria e disinteressata dei cittadini e delle comunità, la sinergia tra azione pubblica e azione privata. Solo esse possono garantire nel tempo la sostenibilità dei musei e della gestione del patrimonio culturale.  Circa due milioni di italiani sono attivi continuativamente nel volontariato culturale e offrono uno straordinario contributo al PIL del nostro paese. Un numero crescente di italiani, di tutte le età, manifesta la volontà di riprendere in mano la gestione dei servizi e della “cosa” pubblica, senza rilasciare deleghe in bianco allo Stato. Questo incredibile impegno è ancora sottostimato.

ICOM chiede che la partecipazione dei cittadini sia sostenuta in ogni forma possibile. Abbiamo proposto che il 5 per mille dell’IRPEF venga destinato anche a favore degli istituti culturali. In questi giorni in cui si riparla di riforma fiscale, ICOM ribadisce che l’uso della leva fiscale per favorire la gestione del patrimonio culturale è ancora troppo limitato e condizionato dall’instabile volontà dei governi nazionali. ICOM si augura che la messa a regime di un effettivo federalismo fiscale crei a livello locale condizioni favorevoli per politiche fiscali di sostegno al non profit. Occorrono maggiori benefici fiscali per le donazioni liberali, ma anche per le attività professionali svolte gratuitamente a favore dei musei e del patrimonio culturale; e per rendere più efficace la leva fiscale si dovranno eliminare tetti e vincoli finanziari e sburocratizzare e semplificare radicalmente le procedure.

 

Un appello di ICOM per una risposta coraggiosa alla crisi

ICOM si oppone a quanti sostengono che in tempo di crisi la cultura, gli istituti e il patrimonio culturale sono un lusso al quale si può rinunciare. Al contrario, ribadiamo che proprio in tempo di crisi essi possono costituire delle risorse preziose e dei fattori competitivi di cui fare tesoro.  I musei del XXI secolo non sono più solo istituti di conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica. Hanno una dimensione sempre più sociale e sono servizi pubblici al servizio delle comunità, producono e comunicano saperi, cultura, creatività. Sono agenzie per la mediazione culturale, per il dialogo interculturale, per la coesione sociale. Aprono le menti e aiutano a comunicare con il mondo. Danno nuova linfa alle identità e alle radici culturali; creano senso di appartenenza; potenziano le attrattive dei territori; migliorano la qualità della vita di quanti vi vivono e lavorano. L’Italia non ne può fare a meno.

Anche in tempi di crisi i musei producono risultati eccellenti e il 29 ottobre a Siena saremo orgogliosi di consegnare il Premio ICOM Italia a tre musei e a due museologi che si sono distinti  nel loro percorso professionale.

Non è il tempo dello scoramento o della lamentazione. E’ al contrario il tempo della responsabilità, della competenza, del rigore della condotta professionale, della coscienza degli obblighi che abbiamo nei confronti della società e delle sue necessità di crescita, economica, sociale, morale. Per questo ICOM, insieme alle altre Associazioni museali e alle Associazioni dei bibliotecari e degli archivisti è impegnata a costruire risposte positive alla crisi.

ICOM rivolge un appello affinché i professionisti e i volontari dei musei e degli altri istituti culturali, gli amministratori pubblici e privati, le fondazioni bancarie e di altra origine, gli sponsor e tutti quanti hanno a cuore il patrimonio culturale costituiscano – città per città, territorio per territorio – tavoli tecnici e politici per condividere risposte efficaci alle pressanti urgenze poste dalla crisi.

Consegniamo le nostre riflessioni e le nostre proposte a questo inderogabile impegno collettivo affinché il nostro paese riesca a rispondere alle difficoltà del presente con un grande progetto di ripresa, forte di quella cultura e di quel patrimonio culturale per cui l’Italia è famosa nel mondo.

Milano, 5 ottobre 2011

Musei e Impero Romano d’Occidente


Se nel V d.C. avessero avuto babbo natale probabilmente il segno dell’imminente caduta dellImpero romano d’Occidente sarebbe stata questa:
Babbi

Addobbi natalizi a Pistoia

A me piace pensare che questi fenomeni possono essere una delle conseguenze  del fatto che sette italiani su dieci non sono mai entrati in un museo.